Con un suo comunicato, l’associazione dei consumatori denuncia la mancanza di trasparenza nelle voci di spesa. Di cosa si tratta
I fatti che si susseguono giorno per giorno sulla crisi internazionale hanno allargato i termini della contesa, più chiaramente, del conflitto russo-ucraino. Le parti che si confrontano – o meglio, che si scontrano – non si limitano a realtà ben identificate, legate ad istanze nazionali. Si amplia invece la deriva psicologica, il teatro di guerra si tramuta in una crisi energetica senza precedenti dal secondo dopoguerra, in Europa.
Uno scontro, questo, sorto dall’endemica dipendenza energetica del vecchio continente, che è giunto nelle case degli europei, dei cittadini a un passo dal piano di razionamento e dal ridotto riscaldamento, dal punto vista della temperatura e delle ore consentite. C’è forse qualcosa di più della scarsità di energia disponibile nelle bollette che raggiungono le famiglie comunitarie.
Lo sa bene il Codacons, il quale annuncia nel suo comunicato un’iniziativa al riguardo. Si tratta di una “mobilitazione” giudiziaria a difesa del consumatore, pericolosamente esposto ai sempre più insostenibili rincari del consumo di gas; gli stessi aumenti che stanno colpendo la tenuta di attività commerciali e imprese. Partendo, come detto, dalle carte e dagli importi che i gestori esigono mensilmente.
Ed è proprio il periodo di competenza dei costi ad essere messo in discussione dalla nota associazione di consumatori; il passaggio dall’invio bimestrale delle bollette del gas al recapito mensile delle stesse diviene ora l’oggetto dell’imminente ricorso che verrà presentata al TAR della Lombardia. In questa modifica delle tempistiche, sembra rivelarsi una sorta di truffa verso gli stessi consumatori italiani.
Se le società fornitrici fanno notare il beneficio che gli utenti traggono dalla fattura mensile sul piano del risparmio, di diverso avviso è il Codacons; la millantata trasparenza non si traduce in una conseguenza positiva per il portafoglio, ponendo le famiglie di fronte ad una più reale percezione degli esborsi ai quali vanno incontro; bensì, in questa maniera, sono i gestori stessi ad ipotecare la garanzia di liquidità.
Il ricorso al tribunale regionale lombardo rappresenta il tentativo di bloccare le autorizzazioni comunicate da Arera sugli invii mensili delle fatture ai clienti. Dunque, nessun beneficio per chi consuma, ma in fondo anche coloro che emettono, con l’attuale cadenza, la documentazione contabile non sono privi di spese: quali quelle, per paradosso, legate alla spedizione mensile (naturalmente scaricate sugli utenti).
A ciò si aggiunge un’altra obiezione: la conversione – sempre decisa da Arera – già dal mese in corso, al mercato PSV per determinare diversamente le tariffe del gas. Ciò causerebbe – a detta del Codacons – un ulteriore aumento annuo tra i 450 e i 500 euro sulle spalle delle famiglie. Si tratta di un parametro più oneroso rispetto al precedente TTF: una media del 5 per cento in più.