L’attuale trend degli aumenti non elude gli affitti che raggiunti i nuovi livelli lasciano sempre meno margini ai locatari. Cosa succede
La crisi internazionale che stiamo vivendo oggigiorno viene ricondotta abitualmente alla drammatica escalation sull’energia (in particolare, la disponibilità di gas), senza dimenticare gli eventi e le conseguenze prettamente belliche prodotte sul terreno da Ucraina e Russia. Ma come ogni conflitto, le dimensioni del declino assumono termini complessivamente sistemici.
Ovverosia, come stiamo assistendo, la crisi globale innescata dalle armi, ha inglobato i rapporti commerciali internazionale, le alleanze economiche – ma forse, sopra di tutto – la coesione dei mercati. Dunque, le economie nazionali ne hanno risentito recependo le gravi percentuali della galoppante inflazione e assistendo all’aumento dei prezzi sui beni di consumo e sui servizi a danno degli utenti finali, ossia i cittadini.
Riconducendo la questione nel rango delle istanze dei singoli, la sfera economia ha restituito gli strali ricevuti dagli eventi, ai programmi e ai progetti dei singoli individui e delle famiglie. Si è visto come la tregua estiva dei tassi di interesse sia stata definitivamente interrotta dall’iniziativa della Banca Centrale Europea di alzare con decisione i tassi, pressoché annullando la convenienza sulla stipula dei mutui.
Leggi anche: Busta paga, aumenti e arretrati in arrivo per questi lavoratori
Sullo sfondo della parossistico compromesso offerto dalla sottoscrizione del mutuo fisso (con l’indice Eurirs migliore del indice Euribor dei tassi variabili), in Italia, le fasce dei risparmiatori più esposte e dei cittadini in procinto di abitare una nuova casa, hanno contribuito, inevitabilmente, ad alzare la curva degli affitti. I giovani sono stati i soggetti che meglio hanno approfittato di determinate condizioni sia circa le locazioni (appunto) che per i mutui (bonus under 36).
Leggi anche: Bollette, la Meloni valuta quest’aiuto per chi non riuscirà a pagare
Ma gli odierni rialzi, con le annesse discriminanti territoriali e anagrafiche, rivelano una rilevanza senza precedenti nel quadro abitativo nazionale. Fanno dunque la differenza i piccoli e i grandi centri abitati del Paese, a danno – in un’ultima analisi – dei budget familiari. Le differenze territoriali, come ad esempio tra Roma e le stesse – e costose – province toscane, producono differenziali di canone tra il 45 e il 50 per cento; insieme a Milano, la Capitale offre locazioni che pesano per oltre il 50 per cento sul bilancio familiare di una famiglia.