Quando muore una persona gli eredi devono pagare la tassa di successione sui libretti postali, a quanto ammonta
I libretti postali sono uno degli stumenti finanziari più apprezzati dai risparmiatori. I motivi sono semplici. La garanzia offerta dallo Stato attraverso la Cassa depositi e prestiti, la mancanza di vincoli sul denaro depositato e la possiblità di ritirarlo secondo le proprie necessità, la capillarità della diffusione degli uffici postali sul territorio.
I libretti altro non sono che un deposito attivabile presso Poste italiane che rende possibile al risparmiatore di accantonare delle quantità di denaro risparmiate e di vedersi riconosciuto uno specifico tasso di interesse. Anche i libretti in caso di decesso dei titolari dello strumento possono passare agli eredi con l’apertura della relativa succcessione.
In caso di morte del titolare del libretto, lo strumento finanziario passa agli eredi seguendo le normali regole delle procedure di successione, nel caso l’intestazione sia del solo defunto. Al contrario se è cointestato, avverrà l’estinsione del libretto stesso. Dopo la morte di uno cointestari infatti il libretto è bloccato da Poste per il periodo delle pratiche di successione.
E ogni superstite può chiedere che venga liquidata la propria quota. Gli eredi comunque per ottenere la successione devono presentare alle Poste diversi documenti:
Leggi anche: Arriva una nuova Postepay gratuita: chi può richiederla
Oltre questi documenti gli eredi devodo presentare a Poste la certificazione di avvenuto versamento della tassa di successione. Questa è un’imposta che si paga allo Stato, va dal 4 all’8 per cento del patrimonio dello scomparso, in relazione del rapporto di parentela che unisce il defunto con gli eredi.
Leggi anche: Non lasciare questa cifra sul conto: scatta la beffa
Le somme depositate sul libretto fanno parte dell’asse ereditario, sul quale sono calcolate le imposte dovute allo Stato e quindi gli eventuali eredi pagheranno anche su quelle depositate sul libretto postale.