Il contratto per la cessione dei diritti tv del campionato italiano scade nel 2024. Iniziano le grandi manovre per il futuro
Il calcio ormai è sempre più preda delle televisioni a pagamento. L’interesse che giura intorno al mondo del pallone genera flussi enormi di danaro attraverso il commercio dei diritti televisivi che permette al calcio di entrare nelle case degli italiani ormai da diversi anni.
Tuttavia, il mercato del calcio non è ancora regolamentato e le distorsioni finanziarie sono evidenti. Il potere negoziale nelle mani dei calciatori fa impennare sempre di più gli ingaggi. Una catena che finisce, poi, a mettere le mani nelle tasche degli appassionati o semplici spettatori.
Il costo del calcio, così, sta diventando sempre più esoso per i sostenitori attraverso lo spezzettamento dei diritti delle competizioni. Basta pensare che per vedere tutte le gare delle coppe europee e del campionato di serie A non bastano nemmeno due abbonamenti. Il tutto, unito anche ad altre questioni di carattere sociale inducono gli spettatori ad allontanarsi.
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Rispetto al 2021, infatti, si è registrato un calo di quasi un terzo degli abbonati. Un calo che, a sua volta, si era già registrato negli anni precedenti. E’ così partita l’idea di cedere i diritti televisivi della Serie A a Dazn non per tre anni bensì per cinque anni. In tal modo l’emittente potrà spalmare i costi su più anni e avere maggiori margini di manovra anche sulle tariffe, arrestando l’emorragia di abbonati.
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Gli abbonati al calcio nel 2020 erano 1,8 milioni e nel 2021 si è scesi sotto al milione. Nel 2022 ad oggi si registra un ulteriore calo del 30%. A contribuire sul calo è anche il calcio spezzatino con il calendario televisivo che divide, ormai, le gare in ogni ora diversa per le singole partite. Una strategia che non sta pagando perché sembra portare gli abbonati a seguire soltanto la propria squadra del cuore.