Il miglior modo di non farsi prendere dal panico di aver perso il lavoro è quello di non prendere decisioni arrischiate. Come comportarsi
Al primo (e lungo), comprensibile smarrimento, l’emergenza sanitaria da Coronavirus ha imposto un severo e prolungato stop a buona parte delle attività produttive. Inizialmente, anche i lavoratori presso gli uffici pubblici e privati sono stati costretti a spegnere i computer e relegati – come tutti gli altri – al ritiro coatto in casa. Non è un mistero di quanta economia scorra nelle memorie e nelle reti informatiche.
Finché non è avanzata una fase del tutto nuova nel nostro Paese, che come sappiamo ha attraversato trasversalmente differenti settori della società civile, compresa la scuola. Stiamo parlando dell’utilizzo a scopo professionale del laptop in casa, spesso riuscendo a mantenere una buona parte delle funzioni svolte tra le mura di un ufficio, ora trasferito sul tavolo di una cucina (volendo) o su un comodo divano.
Dunque, lo smart working – o per meglio dire, il remote working – ha trasferito le mansioni d’ufficio tra le mura domestiche, inserendosi – in alcuni casi tra gli schiamazzi di eventuali bambini, le incombenze della casa, la presenza ludica di un cane. Certamente, ha annullato le distanze dovute agli spostamenti: traffico, attesa e percorrenza dei mezzi pubblici, sia all’andata che al ritorno.
Non è mancato e non manca tutt’ora di anticipare l’accensione del proprio strumento di lavoro, sino a ridosso della colazione, ponendo il monitor a pochi centimetri da una tazzina di caffè, un bicchiere d’acqua o una tazza di tè, sin troppo a portata di mano. Non è inverosimile, anche per svago, navigare in rete con la piacevole prossimità di una calda tisana invernale.
Bere una bibita mentre si utilizza il pc è diventata un’abitudine diffusa, accompagnata dall’incidente caratteristico di tale circostanza: il rovesciamento accidentale di liquidi sulla tastiera. Difficile negare il panico legato ad un momento inevitabile se si trascorrono diverse ore tra tastiera e lo schermo del computer; ma è opportuno richiamare freddamente il buon senso e non lasciarsi sopraffare da comportamenti inopportuni, che possono solo peggiorare la situazione.
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Guai a seguire la bizzarra credenza di immergere il laptop nel riso in modo che l’amido asciughi l’acqua o il caffè caduto sulla tastiera. Altrettanto pericoloso è ricorrere ad un asciugacapelli: i danni possono farsi irrimediabili con l’esposizione a temperature eccessivamente alte. Idem se esposto al sole. In primo luogo, è opportuno spegnerlo e staccare la spina per evitare un cortocircuito.
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In primo luogo, occorre aprire il pc e appoggiarlo letteralmente a testa in giù su un asciugamano o un un panno assorbente per ventiquattro ore. Se l’acqua non è penetrata tra i tasti ed è rimasta in superficie, esso sarà completamente asciutto e – soprattutto – funzionante. In caso di ulteriori problemi, si può provare a rimuovere i singoli tasti per una nuova asciugatura di un giorno.