Cancellarti dal fisco italiano e andare a pagare le tasse all’estero come le grandi aziende: come si può fare
Diciamo sempre che nel nostro Paese il carico fiscale è troppo pesante e per questo c’è l’evasione. Ciò però non esclude il contrario, ovvero che se fosse più basso si cercherebbe comunque il modo per sottrarsi agli obblighi di legge.
Sappiamo anche che molte grandi aziende nostrane hanno la residenza fiscale in un’altra nazione: che significa? Si può fare?
Partiamo dunque dal concetto di residenza fiscale. È come l’anagrafica con l’indirizzo principale della propria abitazione. Ogni persona, fisica o giuridica oltre alla residenza anagrafica ha quella fiscale. È dove sono concentrati i propri interessi reddituali, patrimoniali e finanziari.
La residenza fiscale dà allo Stato il potere di tassare il soggetto e in questi casi la cittadinanza non conta. Dunque uno straniero può essere fiscalmente residente in Italia se qui lavora per la maggior parte dell’anno o se ha qui la sua dimora abituale e l’attività commerciale.
Cancellarti dal fisco italiano: la procedura
Per trasferire la residenza fiscale all’estero è necessaria l’iscrizione all’Aire, Anagrafe italiana dei residenti all’estero, che si effettua con una dichiarazione scritta e depositata al Consolato competente per territorio.
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Con l’iscrizione all’Aire si cancellano alcuni diritti come quello all’assistenza sanitaria, (non in caso di urgenze) e in automatico non si rientra più nel Fisco italiano.
È però necessario fare altre precisazioni. Nonostante l’iscrizione formale all’Aire si mantieni il tuo reale domicilio in Italia, l’Agenzia delle Entrate può considerare il soggetto in questione ancora passivo di imposta. In pratica, si continuerà a pagare le tasse nel nostro Paese.
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Con l’inserimento del proprio nome all’Aire, infatti, opera soltanto come una presunzione di residenza estera. L’Agenzia può sostenere che ci sia ancora forte legame con l’Italia con alcuni elementi come la presenza della famiglia, la disponibilità di un’abitazione o il possedimento di beni immobili. Oppure, infine, la disponibilità di conti correnti e rapporti finanziari presso istituti di credito italiani.