Truffa da 5 milioni di euro ai danni di Poste perpetrata da malfattori con grandi abilità di hackeraggio. Cosa è successo
A volte gli hacker ed i truffatori non puntano nel mucchio, come fanno coloro che preferiscono il “phishing“, la pesca grande dove nella grande rete qualcuno prima o poi cade. Altre volte i malfattori tentano il colpo grosso, monitorando con grande anticipo la vittima e portando a segno una truffa milionaria. È quanto è successo a Poste Italiane. Una sventurata addetta ai pagamenti è stata inconsapevolmente ed involontariamente il mezzo di cui i truffatori si sono serviti.
Gli hacker informatici sono riusciti a “bucare” le e-mail di Poste Italiane, ed hanno intercettato uno scambio di posta tra l’azienda e Microsoft, con una fattura da pagare di 5 milioni di euro per l’acquisto di numerosi computer. E da lì, con pazienza, è partito il colpo.
Truffa poste da 5 milioni, è bastata una lettera sbagliata
Intromettendosi nelle mail di Poste Italiane, i truffatori hanno inviato la fattura da pagare con tanto di Iban, e con indirizzo di posta elettronica che dista una sola lettera da quello originale. In sostanza, @microsoft era scritto @mlcrosoft. E la sventurata operatrice che ha autorizzato il pagamento all’Iban fittizio non se ne è resa conto. Il pagamento è andato in porto, e nel giro di pochi minuti i 5 milioni sono stati smistati su numerosi conti corrente, così da rendere il malefatto difficilmente rintracciabile.
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La donna che ha autorizzato il bonifico certamente non si perdonerà il fatto, ma la truffa era stata messa a punto in maniera esemplare. Il fatto è avvenuto nel 2017, ed a 5 anni di distanza ancora non si è riusciti a portare qualcuno sul banco degli imputati. Questi sono i cosiddetti attacchi BEC – Business email compromise – che mirano a trarre in inganno i dipendenti di una grande azienda tramite email compromesse.
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La banda di criminali hacker è ancora a piede libero, ma, promettono gli inquirenti, a breve le indagini saranno chiuse. A quanto pare la somma rubata a Poste Italiane è stata smistata in conti di sette diversi istituti di credito sparsi tra Spagna, Turchia, Bulgaria, Romania, Ungheria, Emirati Arabi e Hong Kong. Ed i malfattori probabilmente si stanno godendo i frutti del furto ai danni di Poste e di tutti i correntisti.