La crisi alimentare obbliga produttori e consumatori ad esplorare strade alternative, a partire dal ricorso alla carne artificiale. Ecco cosa sappiamo
Nel corso dell’anno 2022 la crisi economica, nata dalla pandemia da coronavirus covid-19, è sfociata in crisi energetica ed in crisi alimentare. Il motivo principe di questa escalation negativa è, ovviamente, la guerra tra Russia e Ucraina.
Ma non sono da scartare le concause legate al modello di sviluppo che probabilmente ha toccato il limite estremo di sfruttamento delle risorse. I dati, in tal senso, sono chiari e parlano, soprattutto in tema di energia, di prezzi fuori controllo da tempo e di risorse energetiche inadeguate a sostenere le produzioni alimentari soprattutto quelle intensive.
La crisi delle materie prime alimentari, carne e e grano su tutti, hanno pertanto radici antiche e profonde e si riversano su tutto il comparto e sulle principali filiere. Radici che, pertanto, obbligano tanto i produttori quanto i consumatori ad esplorare soluzioni alternative.
Ed è in questo contesto che prendono forma, e sostanza, ipotesi di sfruttamento alimentare di risorse animali e vegetali fino ad oggi non considerate. Pensiamo in prima battuta ai cosiddetti nuovi cibi dalle barrette di insetti alla pasta prodotta con le alghe passando per i formaggi e le carni artificiali.
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In particolare queste ultime, secondo diverse fonti qualificate, sarebbero una vera e propria svolta nel settore degli allevamenti. La loro produzione, infatti, permetterebbe la riduzione progressiva degli stabilimenti deputati considerati energivori.
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Sulla carne artificiale occorre però fare grande chiarezza. Nonostante la sua produzione sia ormai certificata, nonostante sia ormai entrata, da quasi due anni, nel mercato ufficiale, la risorsa alimentare non sostituisce nella dieta e nella catena alimentare la carne di origine animale.
Un dato per tutti. Secondo i principali nutrizionisti la carne artificiale a livello di proteine può “rimpiazzare” quelle fornite dai fagioli un tempo considerati la “bistecca dei poveri”, ma non può fornire lo stesso apporto in termini di quantità di proteine.
La dieta pertanto deve comunque continuare a rivolgersi, almeno in parte al mercato classico. Se consideriamo che le stime generali parlano di almeno 400 grammi di carne pro capite a settimana diventa difficile bilanciare in maniera adeguata con la carne artificiale.
Il tema però resta aperto soprattutto se la crisi continuerà a produrre danni con la stessa intensità degli ultimi mesi.