Clamorosa retromarcia del governo Meloni dopo il confronto con la Commissione Ue al bilancio sulla questione del pos
Sono giornate intense per l’esecutivo italiano alle prese con la definizione della legge di bilancio. I tempi iniziano a diventare stretto visto che è necessario approvare la manovra entro il 31 dicembre per evitare l’esercizio provvisorio a partire dal 1 gennaio. Non sarebbe una catastrofe in termini pratici ma ai fini dell’immagine del paese sarebbe una macchia da non poco oltre a diffondere instabilità ai mercati finanziari.
Oltre agli emendamenti da discutere in maggioranza per cercare di accontentare le diverse richieste dei partiti di coalizione a sostegno del governo è necessario dar conto alle valutazioni dell’Unione europea su alcuni punti già manifestati dalla Commissione bilancio dell’Ue.
Infatti, il governo sembra vicino alla retromarcia sulla questione dell’utilizzo del pos. Infatti, l’esecutivo aveva deciso di sottrarre gli esercenti dall’obbligo di accettare i pagamenti digitali fino a 30 euro, poi portati a 60 sperando di trovare un compromesso con la Commissione quando si è capito che aria tirasse.
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La Commissione, però, non sembra voler sottostare al gioco dei numeri e il governo sarà costretto a rivedere la norma facendo una retromarcia sulla questione. La Commissione al bilancio dell’Unione, infatti, contesta il fatto che una norma del genere vada a contrastare gli impegni presi con l’Unione in riferimento al Pnrr.
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Impegni che erano stati richiamati anche da Corte dei Conti e Capo dello Stato oltre ai riferimenti della Banca d’Italia. Tutte le istituzioni in campo hanno contestato l’idea di facilitare il contante in un periodo della storia dell’Italia in cui si sta andando verso la digitalizzazione dei pagamenti cercando di mettersi al passo con il resto del mondo occidentale.
A questo p8hto il governo sarà costretti in breve tempo ad inserire in manovra un credito d’imposta che possa compensare il costo delle commissioni che gravano sui commercianti all’atto del pagamento con le carte. Crediti d’imposta che già erano stati portati al 100 per 100 dal governo Conte II in seguito all’introduzione del cashback di Stato.