La mancata proroga del taglio delle accise sui carburanti dopo sette mesi ha provocato un rialzo della spesa al distributore
Il 2023 è iniziato nel modo non proprio migliore per i milioni di cittadini che ogni mese devono far quadrare i conti familiari e devono bilanciare quotidianamente i costi e le spese. Infatti, arrivano altri rincari di beni che hanno un utilizzo quotidiano e che possono provocare anche ulteriori aumenti.
Infatti, oltre al tabacco la tassazione del governo per il 2023 ha inciso anche sul prezzo dei carburanti. L’esecutivo Meloni ha deciso di non prorogare più il taglio delle accise così come ormai si faceva dal mese di maggio con il governo Draghi. L’effetto è stato un aumento dei prezzi al distributore a partire dal primo giorno dell’anno di circa 20 centesimi al litro per benzina e diesel.
Carburanti in aumento di 20 centesimi al litro
Un aumento non dovuto soltanto al mancato taglio delle accise. Infatti, a fine dicembre c’è stata impennata di fine anno dei prezzi del petrolio sui mercati arrivando così a produrre un aumento odierno di circa 20 centesimi al litro. Una stangata per i consumatori e i lavoratori costretti a percorrere ogni giorno diversi chilometri per lavorare.
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Inoltre, come sottolineato da Assoutenti, questa scelta di non prorogare il taglio delle accise può provocare a cascata nuovi rincari di altri beni. Basta pensare che i beni alimentari si spostano soprattutto su gomma. Il Codancons si è allineato contro il mancato taglio delle accise ed ha calcolato l’aumento medio a famiglia per effetto dei rincari dei carburanti.
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Secondo l’associazione dei consumatori le famiglie medie italiane subiranno un aumento di spesa annuo di 2.435 euro stimando le conseguenze sui prezzi dei beni dovuto all’aumento del costo dei carburanti. Infatti, ciò che può incidere sui prezzi dei beni che si muovono su gomma, specie gli alimentare è anche l’aumento delle tariffe autostradali oltre a quelle dei carburanti che hanno un peso sicuramente maggiore.