I benzinai respingono gli attacchi alle presunte speculazioni sul prezzo e rilanciano annunciando due giorni di stop al servizio
Il tema della benzina e del gasolio i cui prezzi sono aumentati è sempre più caldo in Italia. Nel paese non si parla d’altro. Dopo un anno in cui l’inflazione è sempre andata in salita e a dicembre ha soltanto accennato a diminuire l’aumento dei carburanti desta preoccupazioni per quelle che possono essere le conseguenze su tutti i prezzi.
L’aumento è dovuto alla mancata proroga del taglio delle accise da parte del governo Meloni. Proroga che è avvenuta soltanto una volta e per una quota, 18 centesimi, già inferiore rispetto ai tagli del governo Draghi che aveva abbassato le accise di 30 centesimi per circa sei mesi a suon di proroghe.
Il governo ha puntato il dito sulle speculazioni senza, tuttavia, precisare da quale fonte provenissero. Questi annunci a difesa della scelta di non prorogare il taglio delle accise nemmeno nella forma ridotta già operata dalla fine di novembre e per tutto dicembre ha creato reazioni tra i gestori.
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Così, questi ultimi hanno deciso di proclamare uno sciopero nei giorni 25 e 26 gennaio 2023, ossia un mercoledì e un giovedì. L’attacco generico alle presunte speculazioni non è l’unico motivo alla base della decisione. I benzinai protestano anche con l’ultimo decreto che prevede l’obbligo di esporre un ulteriore cartello con il prezzo medio nazionale per questioni di trasparenza.
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Intanto il governo prepara l’ennesima retromarcia. Dopo la questione del pos, il reddito di cittadinanza tagliato solo agli “occupabili” ora anche sul taglio delle accise si annuncia, non subito, un passo indietro. Intanto il giorno 13 mattina il governo incontra le parti sociali che rappresentano il settore dei gestori e dei distributori di carburante. Nel frattempo il ministro dell’Economia e Finanze Giorgetti ha annunciato che il taglio alle accise sarà ripristinato se il prezzo della materia prima aumenterà.