Imu, al via le domande per i rimborsi: a chi spettano

Partono le domande per ottenere i rimborsi dell’Imu già versata dopo la sentenza della Corte Costituzionale che aveva dato ragione ai contribuenti

Imu, rimborsi (Adobe) – Consumatore.com

Al via le domande per ottenere un importante rimborso per i contribuenti italiani. E’ l’effetto della sentenza della Corte Costituzionale che è arrivata in merito alla questione dell’esenzione dell’Imu. Si tratta del tributo dovuto per il possesso di un immobile che non sia la prima casa, ossia quella dove le persone dimorano abitualmente ed hanno la residenza.

Infatti, per effetto della sentenza, due coniugi che vivono in case separate anche nello stesso Comune non hanno l’obbligo di pagare l’Imu. Per loro vale la doppia esenzione. La sentenza, quindi, interviene su una questione molto delicata. Infatti, prima della stessa i coniugi residenti in due case differenti hanno continuato a pagare entrambi l’Imu come proprietari di una seconda casa.

Imu, partono le domande di rimborso

Imu, rimborsi (Adobe) – Consumatore.com

Invece, la sentenza afferma che se si dimostra che i due coniugi vivono realmente in due case separate significa che per entrambi non c’è alcuna imposta da pagare sulla seconda casa perché questa, di fatto, non esiste. Per effetto di questa sentenza tutti coloro che hanno versato l’Imu negli ultimi cinque anni pur essendo separati hanno diritto ad avere il rimborso.

Leggi anche: Tasse d’imbarco in aumento in questo scalo

E’ necessario, però, dimostrare che di fatto i due coniugi vivono e hanno vissuto negli anni per i quali si chiede il rimborso in dimore separate. Ciò può avvenire attraverso l’intestazione delle utenze. Le domande sono retroattive per gli ultimi cinque anni, quindi dal 2017 al 2022 oppure da quando è sorto il diritto al rimborso, ossia dal 13 ottobre 2022. Passati cinque anni, si prescrive il diritto ad ottenere il rimborso.

Leggi anche: Spese sanitarie, novità

La domanda per ottenere il rimborso va presentata al Comune di residenza. Tuttavia, in caso di respinta si può fare ricorso alla commissione tributaria del luogo di residenza. Inoltre, chi aveva già deciso di non pagare nonostante gli accertamenti ricevuti e avranno lasciato passare i 60 giorni previsti per mettersi in regola, non avrà diritto al rimborso.

Gestione cookie