Quale modo migliore per riciclare un packaging di un prodotto se non quello di mangiarlo? E questo succede anche per il caffè
Ci sono due tipologie di consumatori di gelato. Coloro che senza dubbio non riescono a rinunciare al cono, e altri che invece preferiscono la coppetta. La versione più glam e più di lusso del gelato prevede esclusivamente la coppetta, per poterlo gustare con il cucchiaino. Tuttavia si sottovalutano tutta una serie di fattori inquinanti, quali sono la coppetta ed il cucchiaino. In questo caso non si parla di gelato bensì di caffè. E quando sarà chiara l’innovazione sostenibile per bere un buon caffè in maniera ecologica, l’analogia con il gelato diventerà più chiara. Ogni giorno, da stime ufficiali, si utilizzano 400 milioni bicchieri di plastica monouso per il caffè.
L’impatto sull’ambiente può essere intuibile. Si deve tener presente che la plastica è difficilmente riciclabile e finisce molto facilmente sulle spiagge o nelle falde acquifere, per andare a ridurre la popolazione faunistica sottomarina, al punto da soffocare numerosi pesci, o inquinarne l’apparato digestivo di altri. Tutto questo con ripercussioni non indifferenti sulla salute umana.
Le microplastiche e i bicchieri monouso
Anche se probabilmente sembrano molto più simili ad un bicchierino di cartone, in realtà i bicchierini per il caffè monouso sono composti in buona parte di plastica. Che anche se riciclabile sarebbe meglio non diffondere ugualmente nell’ambiente. Vale sempre il principio che è meglio non produrre materiali inquinanti piuttosto che spendersi per doverli ripulire.
Inoltre la plastica, dopo un po’ di tempo si degrada in particelle che vengono chiamate microplastiche, le quali ingerite dai pesci, e ormai parte del suolo, vanno a finire all’interno dell’organismo di ogni essere umano, con conseguenze ancora realmente da investigare sulla salute. La plastica monouso è stata vietata in tutta la comunità europea, meno che essa non sia degradabile. Un imprenditore bulgaro, Miroslav Zapryanov, già nel 2010 aveva iniziato a progettare la prima tazza commestibile, contenente bevande calde quali il caffè
E dal 2010 ne è passata di acqua sotto i punti. L’imprenditore bulgaro ha messo a punto delle tazze realizzate con sei materiali differenti non OGM, tra i quali sono presenti la crusca d’avena, la farina di grano, lo zucchero. Il tutto senza coloranti conservanti o altri additivi che possano essere nocivi per la salute. Si tratta a tutti gli effetti di una cialda, che può ricordare quella del gelato, con la differenza che rimane croccante per 45 minuti fino a 85 gradi di temperatura, e che non perde liquido per 12 ore.
Questo consente di utilizzarla per la maggior parte delle bevande calde. Non solo il caffè, ma anche il tè. In questo modo non soltanto si può avere con un caffè take away un alimento in più, quale può essere la cialda gustosa, ma si aiuta l’ambiente e non c’è la necessità di cercare un cestino per gettare i rifiuti. Perché rifiuti non ce ne sono.