Il canone d’affitto viene erogato al proprietario di un immobile attraverso un pagamento mensile stabilito da contratto. Può aumentare?
Anche se circa l’80% degli italiani è riuscita a mettere da parte una casa di proprietà, la percentuale di affitti sta crescendo. Specialmente tra i giovani. Il precariato nel mondo del lavoro non consente più di avere le garanzie sufficienti a richiedere un mutuo in banca, a meno che non ci siano alle spalle una o più persone che sottoscrivano una fideiussione, ovvero una garanzia. Chi non ha questa fortuna non può far altro che pagare un affitto mensile. A differenza del passato, è in crescita il numero di giovani lavoratori che nonostante la busta paga opta per l’affitto.
Di conseguenza è un mercato in crescita. Per cui è necessario che i locatari, ovvero gli inquilini della casa in affitto, conoscano nel dettaglio i propri diritti e doveri, alcuni dei quali sono generali sulle locazioni, altri definiti per contratto. Ad esempio: il proprietario può chiedere un aumento del canone d’affitto?
Affitto: quando è legittimo chiedere un aumento
Le tipologie di contratti d’affitto legali sono le più disparate. Affitti brevi, stagionali, mensili, 3+2 etc. Tuttavia la formula più comune rimane il 4+4. Ovvero la stipula di un contratto per 4 anni. Se il proprietario, o l’inquilino, allo scadere dei 4 anni non decidono di recedere il rapporto di locazione, il contratto si rinnova automaticamente per altri 4 anni, con lo stesso importo mensile.
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Esistono anche tipologie contrattuali differenti che riguardano principalmente gli oneri a carico del proprietario. Ad esempio, con il canone concordato, quello che una volta si chiamava l’equo canone, la tassazione scende dal 20 al 10%. L’importo dell’affitto deve essere conforme alle tabelle stabilite. Al contrario, l’affitto in libero mercato consente di poter scegliere il prezzo a prescindere dalle quotazioni di zona. Inoltre si può optare per la cedolare secca.
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Tutte queste variabili hanno delle conseguenze. Per rispondere alla domanda precedente, con il contratto di affitto in essere il proprietario non può chiedere aumento della pigione. Ad esclusione dell’adeguamento ISTAT, che fa crescere di poco ogni anno il costo dell’affitto. Questa richiesta può essere fatta solo con largo preavviso. Se il contratto prevede che l’affitto sia in cedolare secca, il proprietario risparmia su spese iniziali di registrazione e bollo, ma rinuncia automaticamente a richiedere l’adeguamento annuale ISTAT, anche se il tasso d’inflazione è cresciuto.