Il tema delle strisce blu è controverso. La stassa giurisprudenza, tra Corte di Cassazione e Mit dice cose differenti
Le strisce blu dipinte per terra sono un modo leggibile ed ormai conosciuto da chiunque per identificare le aree di parcheggio a pagamento. E’ una prerogativa dei comuni e degli enti locali. Per cui tempi, modi e costi sono stabiliti differentemente in ogni luogo.
Ad esempio fino a poco tempo fa la gratuità del parcheggio sulle strisce blu per i disabili era una disposizione solo di alcuni comuni. Da più associazioni era stata richiesta un’uniformità nazionale. Ed ora sembra sia arrivata, almeno sul tema della disabilità.
Più in generale, i parcheggi a pagamento sono uno dei modi principali per le località turistiche di fare “cassa“, specialmente nei mesi estivi. Ma nel caso in cui l’automobilista parcheggi per un tempo superiore a quello pagato? A che tipo di sanzione può andare incontro?
E qui si entra nel vivo della questione. Nel caso di omissione del pagamento del parcheggio sulle strisce blu si rischia fino a 173 euro di multa. Ma un ticket scaduto, equivale a non averlo pagato affatto? E qui entra la controversia della giurisprudenza. E se la legge è confusa sul tema figuriamoci i cittadini.
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Nello specifico sono di differente avviso il Ministero dei Trasporti e la Corte di Cassazione. Il primo, con un parere del 2015, afferma che il biglietto scaduto non equivale al biglietto non pagato. Di conseguenza per l’automobilista basterà andare al Comune ed integrare con la cifra non dovuta durante la sosta, senza sanzioni o more aggiuntive.
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La Corte di Cassazione invece è di parere opposto. Con una sentenza del 2022 ha stabilito che un ticket scaduto equivale a non aver pagato il parcheggio sulle strisce blu, e quindi l’automobilista diventa passibile di multa. In sostanza ogni località decide se seguire l’indicazione del Ministero dei Trasporti o della Corte di Cassazione, e tra icittadini aumenta la confusione.