Leggere correttamente le etichette è più complesso di quanto sembri. Può capitare che un alimento ‘magro’ sia ricco di zuccheri
Quando si parla di dieta non ci si riferisce esclusivamente all’intenzione di dimagrire, ma di portare avanti un’alimentazione corretta e sana. I nemici giurati sono i grassi animali e gli zuccheri in eccesso, specialmente per chi non effettua attività sportiva. Ed allora la scelta al supermercato, dove la pletora di referenze può far girare la testa, si concentra su quelle che sono le etichette sintetiche, ovvero i bollini inseriti sul prodotto che lo identificano immediatamente come ‘magro’, ‘dietetico’, ‘sostenibile’, ‘vegano’, o altro. Queste parole hanno la connotazione positiva che porta il compratore ad acquistare il prodotto.
Se alla fine il consumatore si rende conto che l’etichetta non era veritiera fino in fondo, scatta la sfiducia dei clienti. Il problema è che spesso le etichette complete ed obbligatorie non sono facilmente leggibili, sia per grandezza di caratteri che per specifiche tecniche.
Un caso che può rendere bene il senso del discorso è quello dello yogurt magro, che si oppone a quello intero. La parola ‘magro‘ può essere fuorviante. Identifica solamente che al latte utilizzato sono stati sottratti i grassi, non che sia dietetico. Spesso infatti, per dare un sapore gradevole al prodotto, si può eccedere con gli zuccheri, con il risultato che là dove si sottrae si aggiunge da un’altra parte.
Ed i consumatori possono cadere facilmente in questa trappola. Uno studio tedesco ha fatto una ricerca utilizzando due gruppi diversi di campioni. Al primo veniva data solo l’informazione sui grassi, ed al secondo, per lo stesso prodotto, anche sulla quantità di zuccheri. Ne è risultato che il secondo gruppo, conscio della composizione completa del prodotto, era meno incline ad acquistarlo.
In definitiva la questione del povero di grassi può portare a delle scelte errate, ad esempio per gli acquirenti che soffrono di diabete e dovrebbero fare molta attenzione agli zuccheri. L’Italia, a differenza di altri Stati Membri, ha abolito la proposta del Nutri – Score, e nei supermercati il livello nutrizionale di un prodotto continua ad essere oggetto di continua confusione.