Il tonno rosso del Mediterraneo è tornato in tempi relativamente recenti a nuotare nelle acque del Nord Europa, ed è già nuovamente a rischio.
Nonostante la sensibilità animalista nel consumo di proteine animali sia decisamente migliorata, numerose specie continuano ad allungare la lista del cattivo stato di conservazione. Caso esemplificativo quello del tonno rosso. Negli ultimi decenni, questa specie tipica del Mediterraneo, un tempo considerata merce poco pregiata, è stata vittima della pesca selvaggia. In particolare il Giappone, dal secondo dopoguerra, è diventato il maggior consumatore mondiale di tonno rosso del Mediterraneo, il cui costo in terra nipponica rasenta i settecento euro al Kg.
Il consumo di questo pesce tanto pregiato per i giapponesi è sostanzialmente sotto forma di sashimi e di sushi, il cui taglio più pregiato è molto apprezzato dal settore gastronomico e dai consumatori. La diffusione repentina dei ristoranti giapponesi in tutto il mondo non ha fatto che rendere il tonno rosso una merce ancora più pregiata e difficile da rintracciare.
La sovrapesca nel tempo lo ha reso specie ad alto livello di rischio per la sopravvivenza. Al punto che i vari stati membri della Comunità europea hanno deciso autonomamente di limitarne o addirittura vietarne la caccia, specialmente a fini commerciali. Tra questi è stata pionieristica l’azione della Francia, che ha portato in tempi rapidi Bruxelles a prendere una decisione radicale: divieto del commercio internazionale del tonno rosso nel 2010.
Di conseguenza, lentamente, questo pesce è tornato a nuotare nelle acque del nord Europa. La ripopolazione della specie è stata osservata e studiata con soddisfazione di tutti. Purtroppo una nuova minaccia, anche se tanto nuova o recente non è, torna a mettere a repentaglio l’esistenza del tonno rosso. Non si tratta di un’azione diretta dell’essere umano come potrebbe essere la pesca, ma di un’azione indiretta, che ormai coinvolge la totalità del pianeta: il cambiamento climatico.
Il surriscaldamento dei mari del Nord, che accolgono da tempi relativamente recenti il tonno rosso, crea copiose difficoltà di adattamento alle specie ittiche. Uno studio coordinato dai ricercatori dell’Università di Southampton, in Gran Bretagna, che ha impiegato le risorse di ben otto Paesi, ha utilizzato un modello di ricerca innovativo nello studio del ciclo vitale del tonno rosso. Il risultato è stato evidente. Nel giro di 50 anni la temperatura dei mari raggiungerà inevitabilmente i 28 gradi. Ed il tonno rosso inizierà molto prima ad avere difficoltà di adattamento. L’auspicio è che il monitoraggio continuo in corso supporti questa specie a trovare delle soluzioni alternative per garantire la propria sopravvivenza.