Trasferire una proprietà ad un figlio sembra un’operazione semplice. In realtà è piuttosto onerosa, a causa delle spese. Come evitarle
Ci sono diversi casi in cui un genitore vuole passare denaro o proprietà ad un figlio. Nei casi in cui si tenti di aggirare la legge fiscale ad esempio, si intesta un appartamento al figlio per non pagare imposte come ad esempio l’IMU. Ma l’Agenzia delle Entrate se ne è accorta e per casi come questo ha previsto degli ulteriori approfondimenti. Oppure la donazione ad un figlio serve per assicurargli un futuro. In questo caso, per le donazioni di denaro entro il milione di euro non ci sono aliquote previste. Oltre questa cifra la tassa è del 4%, ma solo sull’eccedenza.
Ma in ogni caso rimangono le spese per il notaio, che sono alte da sostenere. Per quanto riguarda la donazione di un immobile, esistono delle situazioni previste per legge in cui per tutelare i figli si possono applicare le esenzioni fiscali sul passaggio di immobile da un genitore ad un figlio.
Il divorzio o la separazione tra due coniugi è sempre un momento doloroso dell’esistenza, sia per chi ne è protagonista in prima persona che per i figli. La legge tende a tutelare i figli in primis. Soprattutto se minori o ancora non autonomi economicamente. Ad esempio il trasferimento di un immobile da genitore a figlio, nel caso di separazione consensuale viene agevolato fiscalmente per aiutare la rapidità burocratica. La legge 74 del 1987 introduce l’esenzione dal pagamento delle imposte per il trasferimento d’immobile da genitore a figlio in caso di divorzio.
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Dal 1999 questa prerogativa si estende anche ai casi di separazione. Ciò significa che il passaggio di proprietà è esente da tasse e da bollo, in generale da tutte le imposte previste. Ad eccezione ovviamente dell’onorario del notaio presso cui l’atto di trasferimento dell’immobile ha luogo. Qusta esenzione fiscale si applica anche nel caso in cui questo trasferimento sia a beneficio dell’ex coniuge.