Tasse universitarie: come funziona quando si va fuori corso, gli scenari

Essere iscritti all’università ha dei costi, ma quando si va fuoricorso cambia la tassazione e variano i costi di iscrizione?

Ragazza studentessa sorridente
Ragazza studentessa sorridente (Consumatore.com)

Essere fuoricorso all’università non è cosa così rara. Gli esami sono tantissimi, il tempo è poco, e gran parte degli iscritti finisce per sforare le tempistiche, allungando la permanenza tra i corridoi e nelle aule universitarie. Andare fuori corso, magari di uno o due anni, non è certo un dramma, ma ciò comporta delle conseguenze, se non a livello di carriera, almeno a livello economico.

Ogni anno in più che si rimane iscritti all’università, infatti, si è obbligati a rinnovare le tasse. Queste variano d’importo in base al reddito familiare e in base all’ateneo. Atenei di prestigio, nelle grandi città, hanno costi maggiori rispetto ad altre strutture. Comunque sia, l’università rappresenta, oltre a un’esperienza fantastica, ricca di avventure, un percorso di formazione professionale che, almeno in teoria, dovrebbe fornire gli studenti gli strumenti necessari per approdare nel mondo del lavoro.

Conseguenze sulle tasse per gli studenti universitari fuori corso: cosa bisogna sapere

Studenti tra i corridoi dell'università
Studenti tra i corridoi dell’università (Consumatore.com)

Dunque, se l’università rappresenta uno scivolo verso il mondo del lavoro, in Italia purtroppo spesso non è così. Numerosi laureati, infatti, si ritrovano poi disoccupati e senza allettanti prospettive future. È il dramma dei nostri tempi, e gran parte della colpa deriva dalle manovre scriteriate attuate dai Governi negli ultimi decenni, che non hanno fatto altro che screditare la cultura.

Ma ciò è anche sintomo di una rivoluzione culturale e sociale a livello planetario, che ha portato a retrocedere tante categorie e settori di lavori tradizionali, in favore di altri settori emergenti, come ad esempio quello tecnologico e informatico. Isee e Isee università: differenze e come funziona.

Al di là delle prospettive lavorative e del tasso di disoccupazione tra i giovani laureati, argomenti che offrono ampi dibattiti, uno studente entra nella condizione di “fuoricorso”, quando non rispetta le tempistiche previste del suo corso di laurea. Questa condizione implica un aumento dei costi e di tassazione non preventivato al momento dell’iscrizione dopo le scuole superiori. Ma procediamo con ordine.

Quando uno studente viene considerato fuoricorso

Uno studente universitario viene considerato fuoricorso quando non riesce a completare il suo percorso di studi entro i tempi stabiliti dal suo programma studi. Ad esempio, per una laurea triennale, come suggerisce il nome stesso del percorso, occorrono tre anni per laurearsi. Per una laurea magistrale ne occorrono due di anni, da sommare ai tre precedenti.

Se uno studente iscritto a un corso di laurea triennale, deve affrontare un quarto anno perché ancora gli mancano da superare alcuni esami, ecco che scatta il fuoricorso. Essere fuoricorso limita il percorso accademico, specie se si desidera accedere a borse di studio o avere altri benefici economici per via di un reddito familiare basso. Manifesto Legambiente: “Scuole e università a zero emissioni”.

Il sovrapprezzo applicato alle tasse universitarie per gli studenti fuoricorso e le agevolazioni per bassi redditi

Essere fuoricorso, però, significa anche un aumento delle tasse universitarie. Molti atenei, infatti, aumentano le tasse, applicando un sovrapprezzo, per gli studenti in ritardo sul loro percorso di studi. Anche il sovrapprezzo, così come le normali tasse, varia in base all’ISEE della famiglia. Le maggiorazioni delle tasse possono variare da 100 a 250 euro all’anno. Ma anche di più per gli studenti ad alto reddito ISEE.

Per gli studenti provenienti da nuclei familiari a basso reddito sono previste comunque delle agevolazioni per il pagamento delle tasse universitarie. Le spese universitarie sostenute dagli studenti fuoricorso possono godere di una detrazione Irpef del 19%. Tasse di iscrizione, spese per la tesi di laurea, costi di immatricolazione e altre spese si possono detrarre. Università, via libera della Camera all’iscrizione contemporanea a due corsi di laurea.

Detrazioni previste per le spese universitarie

Le spese sostenute per gli anni accademici in eccesso si possono detrarre nello stesso anno fiscale. Questa manovra permette agli studenti, e quindi alle loro famiglie, di poter recuperare una parte dei costi aggiuntivi spesi per il periodo in cui si è stati fuoricorso. Università italiane, le classifiche Censis sull’istruzione d’eccellenza.

Dato il costante aumento delle tasse universitarie, uno studente può risparmiare denaro cercando di ottenere una borsa di studio, ricevendo dunque un contributo economico per affrontare il suo percorso, oppure ricevere sgravi fiscali ed esoneri per il pagamento delle tasse. Tuttavia, ogni ateneo ha regole proprie per quanto riguarda il calcolo delle spese universitarie.

Inoltre, alcune tasse universitarie posso godere di detrazioni previste dallo Stato. La detrazione fiscale, come accennato, è pari al 19%. In sede di dichiarazione dei redditi è possibile recuperare una parte del denaro speso durante l’anno per soldi spesi in acquisto di testi didattici, per trasporti, per vitto e alloggio. Diplomato con 100? Niente tasse o maxi sconto all’università: ecco dove.

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