Il nuovo rapporto dell’Ocse fa emergere un dato sconcertante sulle donne laureate: resta elevato il gender Pay gap su guadagni e occupazione.
Resta ancora molto elevato il gender Pay gap tra uomini e donne, ossia il divario di genere in merito all’occupazione e ai salari. Secondo il nuovo report dell’Ocse, in Italia le donne laureate resterebbero molto indietro rispetto agli uomini laureati. E non solo, secondo i dati forniti nel rapporto Education at a Glance, solo il 36% delle donne prive di diploma di maturità avrebbe un’occupazione.
Invece, sarebbe in diminuzione la percentuale di Neet, ossia i giovani sotto i 29 anni di età a non studiare e a non cercare un lavoro. Se nel 2016 i Neet erano il 32%, nel 2023 sono scesi al 21%, una percentuale comunque molto elevata, specialmente rispetto alla media europea. L’Ocse si sofferma sull’importanza dell’istruzione dei genitori, in grado di influenzare anche quella dei figli.
L’istruzione dei genitori, come accennato, gioca un ruolo fondamentale per la crescita culturale dei figli. In Italia, il 69% dei figli con genitori laureati è in possesso di una laurea, una percentuale elevata. La spesa italiana relativa all’istruzione è al 4% del PIL a fronte di una media Ocse del 5%, mentre l’età media dei docenti di ruolo è la più elevata in Europa, con il 53% di insegnanti cinquantenni, contro una media europea del 37%.
Gli insegnanti con almeno 15 anni di carriera, inoltre, percepiscono uno stipendio medio cresciuto negli ultimi anni dell’8%, anche se l’inflazione non ha limitato il valore reale. Purtroppo, gli stipendi dei docenti restano ancora oggi troppo bassi, e in media, calcolando il rapporto stipendio – costo della vita, sono tra i più bassi in Europa. In Italia la metà delle donne è vittima di disparità sul lavoro.
Dunque, nel rapporto fornito dall’Ocse emergono luci e ombre riguardo al sistema scolastico italiano, e sul sistema lavorativo dei giovani italiani. Per quanto riguarda il salario medio, purtroppo bisogna evidenziare, ancora una volta, la disparità tra uomini e donne. Le donne laureate guadagnano in media il 58% in meno rispetto ai coetanei uomini, per un divario enorme, il più grande di tutta la UE.
Se le donne portano a casa risultati decisamente superiori agli uomini, durante gli anni scolastici, ed è notevolmente maggiore la percentuale di donne laureate col massimo dei voti rispetto a quella di uomini laureati col massimo dei voti, nel mondo del lavoro la situazione si ribalta completamente. Nel mercato del lavoro, gli uomini raggiungono livelli più elevati e percepiscono salari migliori. In Italia le donne conquistano il campo della ricerca, ma troppi pochi fondi per il gender gap nel Pnrr.
Ma non solo, perché le donne sono svantaggiate anche dal punto di vista dell’occupazione, facendo registrare una disoccupazione più elevata tra le giovane laureate under 34. Il dato peggiora per le donne prive di diploma under 34, con il 36% di occupazione a fronte del 72% di occupazione maschile. Ma l’Ocse segnala anche un divario uomo – donna tra i Neet. “Gender data gap”, il mondo dell’informazione parla soltanto al maschile.
Nella fascia di età tra i 25 e i 29 anni, ad esempio, il 31% delle donne non studia e non lavora, mentre gli uomini sono il 20%. I genitori influenzano notevolmente la cultura dei figli, il 69% dei laureati è a sua volta figlio di genitori (o almeno uno dei due) laureati. Invece, giunge alla laurea solo il 10% dei ragazzi con genitori senza alcun titolo di studio, mentre si laurea il 52% dei ragazzi con genitori diplomati.
A evidenziare una condizione nazionale ancora allucinante, è il dato relativo alla percentuale di genitori senza alcun titolo, arrivata al 37%, contro una media Ocse del 16%. Significa che un terzo dei genitori del Paese non possiede basi culturali solide. Dopotutto, è anche colpa dell’Italia, che resta indietro in quanto a spesa per l’istruzione. Università italiane, le classifiche Censis sull’istruzione d’eccellenza.
Secondo le dichiarazioni di Flc Cgil, il nuovo rapporto Ocse testimonia che bisogna ancora lavorare molto per raggiungere la media europea. Prima di tutto, occorre elevare l’obbligo di istruzione almeno fino ai 18 anni, quindi fino al diploma di maturità, e poi occorre puntare sul collegamento tra scuola e lavoro, senza abbandonare gli studenti nel passaggio tra gli studi e il mondo del lavoro.
In tutto ciò, bisogna anche sottolineare l’abbassamento della qualità della scuola, ormai da troppi anni privata di adeguati investimenti e di un’adeguata attenzione. Tutto ciò si ripercuote sugli studenti, non aiutandoli a crescere, non specializzandoli e non avviandoli a una carriera lavorativa. Tasse universitarie: come funziona quando si va fuori corso.