Manovra del governo: a quanto potrebbero ridursi le pensioni già nel 2024

Il Governo è alle prese con la nuova Manovra, che introdurrà importanti novità, tra cui il taglio delle pensioni medio alte già da fine anno.

Anziano con banconote in mano
Anziano maneggia denaro (Consumatore.com)

Il Governo è alle prese, in questi giorni, con la nuova Manovra 2025. Sono tantissime le novità annunciate che potrebbero diventare realtà già dalle prossime settimane, quando si porterà il programma in Commissione Europea. Tra i punti più importanti ci sono il taglio del cuneo fiscale e la rimodulazione dell’aliquota Irpef, ma anche le modifiche relative alle pensioni.

Il Governo cerca di favorire il ceto medio, e anche i pensionati più poveri. Tra i punti maggiormente discussi, c’è l’aumento delle pensioni più basse, che potrebbe concretizzarsi già dalla fine dell’anno, a scapito però delle pensioni considerate medio-alte. L’idea è quella di tagliare un miliardo di euro per le pensioni che partono da 1.650 euro. Cosa comporterebbe questo scenario?

La nuova Manovra finanziaria dell’Italia innesca tante proteste: tra i punti, il taglio delle pensioni medio alte

sede dell'INPS
Uffici dell’INPS (Consumatore.com)

L’esecutivo pensato dal Governo, da applicare a partire dal prossimo autunno, prevede il taglio di circa un miliardo di euro per le pensioni dei cittadini. Se concretizzato, si tratterebbe di una strategia già sfruttata lo scorso anno e che ha visto la sottrazione di 10 miliardi nel 2023, proprio per l’adeguamento minore all’inflazione previsto dalla Legge di Bilancio che era stata approvata.

La prima analisi effettuata dal Dipartimento Previdenza della Cigl mette in evidenza molteplici tagli cumulativi per far fronte all’inflazione, anche se nel 2024 ha avuto un minore impatto rispetto al 2023. Tuttavia, questa pressione porterà a una considerevole perdita di denaro per milioni di pensionati, con tagli davvero impressionati.

Taglio delle pensioni, le enormi perdite previste nei prossimi anni e che non saranno più recuperabili

Ad esempio, su una pensione netta nel 2022 di 1.732 euro, si dovrebbe osservare una riduzione complessiva di 968 euro, con un’inflazione ipotizzata dell’1,5%. Su una pensione di 2.029 euro, la perdita dovrebbe essere di 3.571 euro. Per le pensioni di 2.646 euro, la perdita complessiva si aggirerà sui 4.534 euro. Si tratterebbe di perdite che si andranno ad accumulare negli anni, basate sull’aspettativa di vita media di una persona.

Per un pensionato che percepisce una pensione 1.732 euro, la perdita generale negli anni è di 8.772 euro. Insomma, come sottolineato dal report della Cigl, si tratterebbe di perdite enormi accumulate nel tempo e non più recuperabili per i pensionati, poiché il meccanismo di indicizzazione attualmente in vigore in Italia, basato proprio sull’inflazione, garantisce un recupero sulle pensioni al massimo di 2.102 euro lordi al mese.

Più gli importi sono elevati e più il recupero dell’inflazione tende a ridursi, passando dal 100% all’85% per le pensioni comprese tra i 2.102 euro e i 2.626 euro, al 50% per le pensioni comprese tra i 2.626 euro e i 3.152 euro, fino a raggiungere il 22% per le pensioni superiori ai 5.253 euro lordi al mese.

Il risparmio “strategico” dello Stato basato sulle spalle dei pensionati

Grazie a questa strategia, lo Stato ha risparmiato 3,5 miliardi nel 2023, e risparmierà altri 6,8 miliardi di euro quest’anno. Secondo le stime, l’attuazione di questa strategia permetterà all’Italia di risparmiare oltre 60 miliardi entro il 2032. Ma allora, qual è il punto sulle pensioni? Quelle più elevate subiranno un taglio, mentre quelle più basse subiranno un aumento? Adeguamento pensioni minime: a quanto potrebbero salire, le nuove cifre.

La Gigl protesta, accusando il Governo di fare cassa sui pensionati che pagano i tributi, dopo aver lavorato una vita intera. Ma la Meloni ha affermato chiaramente che intende procedere su questa via, replicando il meccanismo introdotto lo scorso anno. Lara Ghiglione, segretaria confederale della Cigl, accusa la Meloni stessa di aver peggiorato la legge Monti/Fornero, eliminando qualsiasi flessibilità in uscita con le ultime due Leggi di Bilancio.

Per il 2025 sono previsti dunque nuovi tagli per i trattamenti pensionistici superiori quattro volte alla pensione minima, quindi le pensioni medie che partono da 1.650 euro nette al mese. Si tratta di tagli che si abbattono su pensioni medie, non troppo elevate, e che quindi possono comportare un certo peso sull’economia di una famiglia.

I sindacati protestano: pensionati penalizzati ancora una volta

Inoltre, come accennato, si tratterebbe di perdite ingenti e non più recuperabili dai pensionati. La Ghiglione, inoltre, aggiunge che si sta cercando di mettere giovani contro pensionati e che, con molta probabilità, nella prossima Legge di Bilancio non è previsto alcun investimento reale per i giovani, mentre gli anziani saranno penalizzati.

Una nuova stretta, quindi, non può essere tollerata, e la sforbiciata del 2025, che dovrebbe sommarsi ai 10 miliardi già tagliati in passato, desta grande preoccupazione. Si tratterebbe di una perdita economica inaccettabile, quando invece si dovrebbe pensare a una riforma equa del fisco, interventi sugli extra profitti e sulle rendite, e battersi per il tema del lavoro.

Invece, si mettono le mani in tasca ai pensionati, creando maggiore povertà tra i cittadini per far fronte all’inflazione. Alle proteste, si aggiunge anche la Cisl, la quale parla di una strategia controproducente e che porterà i redditi medio bassi verso maggiori difficoltà.

I sindacati chiedono di aprire un tavolo di confronto per una riforma complessiva delle previdenza, visto che le pensioni non sono un regalo o un privilegio, ma sono il frutto di tanti anni di lavoro e di contributi versati. Pensione di invalidità, come si calcola la percentuale.

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