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Economia

Impugnare il testamento diventa facile: addio soprusi in famiglia

Conoscere il tipo di testamento redatto è fondamentale anche per capire se in caso di problemi è impugnabile.

La perdita di un parente è già di per sé un trauma molto forte da sopportare, e poi a mente fredda si inizierà a pensare all’eredità e al possibile testamento redatto prima della morte. Potrebbero esserci problemi ma la legge spiega molto bene come comportarsi.

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“Il testamento è un atto revocabile con il quale taluno dispone, per il tempo in cui avrà cessato di vivere, di tutte le proprie sostanze o di parte di esse” – questo prevede l’articolo 587 del Codice Civile. Fin qui nulla da eccepire ma la storia racconta di episodi controversi e non sempre di facile soluzione, in questo articolo cercheremo di capire se e quando possibile impugnare un testamento ufficiale. Perché è possibile ed è già successo.

Appurato che il testamento è l’unico strumento possibile per poter disporre dei propri beni dopo la morte e che essendo un atto personale – non può dunque essere redatto da terzi o da un rappresentante – può essere revocato in qualsiasi momento. Se qualcuno dei familiari del defunto pensa ci siano errori e incongruenze nel testamento lasciato agli eredi, ha la facoltà di impugnarlo per invalidità, portando in giudizio in Tribunale eredi e legatari.

Niente più litigi in famiglia: come è possibile impugnare un testamento

Essenziale è conoscere bene la legge in materia di eredità. Se esiste un testamento scritto, la possibilità di disporre dei beni non è tuttavia assoluta. L’articolo 536 e seguenti del Codice Civile, infatti, riconoscono a favore di determinati soggetti il diritto ad una quota minima sul patrimonio del defunto, la cosiddetta quota di legittima. La parte di patrimonio non compresa nella quota di legittima è detta, invece, quota disponibile: di tale quota il testatore può liberamente disporre.

Se nel testamento non è prevista una quota legittima tutto resta valido fino a quando non venga impugnato dai legittimari. Il testamento si può impugnare per diversi motivi, i principali portano a invalidità o nullità dello stesso.

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I casi in cui si parla di nullità del testamento riguardano la presenza di vizi formali, per esempio il testamento olografo per essere valido deve essere scritto a mano, scritto dal testatore, avere una data ed essere firmato. Il testamento pubblico, invece, è nullo quando manca la redazione per iscritto da parte del notaio o quando manca la firma del notaio o del testatore. Altri motivi che causano la nullità: quando il contenuto testamentario è difforme rispetto alle previsioni di legge, come ad esempio la presenza di patti successori tra gli eredi, le disposizioni a favore del notaio o dei testimoni nel testamento pubblico,
difetto della capacità se il testamento viene redatto da un minore o un incapace di intendere e volere, e quelli causati da violenza, errore e dolo.

L’annullabilità si verifica, invece, per incapacità naturale del testatore, quando per esempio è stato dichiarato incapace di intendere e di volere o si trova sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, quando la persona che lo ha redatto è minore di età. Può essere annullata anche una singola disposizione se dovuta a errore, violenza psicologica o morale o dolo. Il Codice Civile stabilisce che i primi soggetti ad essere tutelati, per la loro quota di legittima, sono gli eredi legittimi, i quali hanno la possibilità di impugnare il testamento, in primis coniuge e figli del defunto e, in assenza di questi, degli ascendenti (i genitori).