Permessi Legge 104, con questa guida il lavoratore scopre cosa è lecito e cosa non lo è, ma soprattutto evita di commettere enormi guai!
Posto di lavoro e guai, non sembra essere solo il “solito cliché”, perché dietro i permessi legge 104 c’è così tanta confusione, che realizzare un piccolo ripasso in materia, non è assolutamente un errore. Chi si ritrova in questa condizione senza dubbio deve apprestarsi a far fronte ad una situazione complessa, ma se ha necessità di usufruire di benefici del genere, è bene che sappia al 100% qual è il suo margine d’azione. Perché? Il lavoro non si fonda solo sul buon senso degli individui, ma anche sulle possibilità di questi ultimi di trasgredire le leggi e di fare… i furbacchioni!
Appunto, non è la prima volta che chi ha dalla propria dei Permessi Legge 104 perché ne possiede la certificazione, faccia tutt’altro che prendersi cura di una persona cara malata. Potrebbe anche accadere che il soggetto beneficiante sia quello con disabilità, e di conseguenza potrebbe sfruttare la misura per altri interessi invece che curarsi. Sembra assurdo, ma anche nelle disgrazie, certe situazioni potrebbero cadere nell’illecito in questione. E’ certamente una questione delicata, e a volte anche se si agisce con tutte le buone ragioni, si potrebbe anche inconsciamente finire in dinamiche problematiche.
Ed è così che si apre l’analisi sui Permessi di Legge 104, ma cosa sono? Nello specifico si tratta nel monte ore garantito al lavoratore che presta ausilio ad un familiare con disabilità certificata con Legge n. 104 del 1992. In virtù della situazione, ha quindi dei giorni in cui si può assentare dal lavoro che gli spettano per legge. Importantissima è la condizione che il parente non sia ricoverato a tempo pieno, perché il vantaggio della misura consta proprio nel presentarsi al lavoro per prestargli assistenza, e nonostante l’assenza, i giorni in questione sono pagati e coperti da contributi finalizzati alla pensione.
Ma cosa succede se si trasgredisce? Soprattutto si può davvero trasgredire senza nemmeno rendersene conto? Ecco le risposte, con tanto di analisi delle possibili conseguenze.
Tra le domande più gettonate c’è senza dubbio quella di perdere la possibilità futura di sfruttare i benefici della Legge, o peggio di essere licenziati dal posto di lavoro. La questione è complessa, e per questo bisogna affrontare un’analisi specifica,. Infatti, non c’entra solo l’azione e le conseguenze poste in essere dal datore di lavoro, ma anche quelle dell’INPS. Quest’ultimo è l’Istituto di Previdenza Sociale su base Nazionale, che si occupa di gestire la materia e con essa, gli annessi permessi legge 104. Ecco cos’è importante sapere se non si vuole cadere in grossi guai.
La questione è molto grave, perché non si tratterebbe di “una scaramuccia” da parificare a qualche minuto di ritardo dal caffè durante la pausa concessa, ma in una questione che tradisce l’intera collettività e l’INPS. Perché è su questi ultimi che si trasferisce la responsabilità del proprio lavoro, e con essa la perdita di denaro e i costi da impiegare. A rimetterci più di tutti economicamente è il datore di lavoro, perché lo stesso deve garantire nei giorni di assenza del dipendente i contributi e il denaro.
Il lavoratore che si ritrova in questa situazione deve prestare assistenza pseudo-infermieristica al familiare di cui si prende cura presso l’indirizzo indicato durante la richiesta dei permessi. Oppure svolgere anche delle mansioni che quest’ultimo non può portare a compimento, come anche acquistare dei farmaci. Infine, anche la possibilità di accompagnarlo a fare delle visite mediche. Allora, la domanda sorge spontanea: se il lavoratore approfitta e compra anche dei farmaci per sé, oppure prenota una visita di salute, cade nell’illecito? Cosa può fare e cosa no?
La risposta è no, perché le attività marginali non sono considerate incriminanti se quest’ultimo comunque sta assolvendo principalmente al compito di assistere il famigliare con 104. Lo conferma una sentenza della Corte di Cassazione che con l’ordinanza numero 24130 del 9 settembre 2024, ha dichiarato nullo il licenziamento del caregiver che stava acquistando dei beni ad un mercatino, proprio perché considerata un’azione “marginale”.