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Permessi legge 104: attenzione, questo errore ti costa il licenziamento persino se commesso una singola volta

Attenzione ai Permessi legge 104: questo errore può costare anche il licenziamento, di che si tratta e per quale motivo.

Il tema della Legge 104 è di certo ampiamento noto e dibattuto nel nostro contesto sociale. In particolar modo, spesso sotto la lente d’ingrandimento finiscono i relativi permessi di cui è ampliamente parlato e si continua a parlare. Ci riferiamo, ovviamente, ai famosi 3 giorni a disposizione dei lavorato ai quali è riconosciuto uno stato di disabilità grave o ai famigliari che prestano loro assistenza. Ecco a cosa bisogna fare molta attenzione: questo errore potrebbe costare anche il licenziamento.

Permessi legge 104, occhio a questo errore (consumatore.com)

Come ben saprà la maggior parte di noi, la Legge 104 prevede 3 giorni di permesso retribuiti al mese per quei famigliari che prestano assistenza all’interessato non autosufficiente. Permessi che possono anche essere divisi in frazioni orarie, il che consente di non assentarsi dal lavoro per l’intera giornata, ma solo per il tempo necessario. C’è, però, un errore a cui bisogna fare davvero attenzione se non si vogliono rischiare problemi seri.

Permessi legge 104, questo errore può costare caro: attenzione

A poter usufruire dei permessi 104, come anticipato, sono i famigliari che prestano assistenza a interessati non autosufficienti. Nello specifico, ad averne diritto possono essere genitori, coniugi, figli, ma anche parenti e affini fino al secondo grado. Ancora, nel caso in cui nel nucleo familiare non siano presenti persone rispondenti a tali gradi di parentela, perché deceduti o siano impossibilitati, perché disabili o di età superiore ai 65 anni, ad averne diritto possono subentrare anche parenti e affini di terzo grado.

L’errore che può costare caro (consumatore.com)

Quand’è, dunque, che questi soggetti devono fare attenzione nell’uso dei permessi in esame? Ebbene, come specificato, gli stessi sono destinati all’assistenza dei famigliari disabili o non autosufficienti e, di conseguenza, non possono essere utilizzati per altro. Dunque, potrà essere considerato abuso ogni qual volta l’avente diritto se ne servirà per motivi personali. Ciò anche se questo vale solo per una parte delle ore o dei giorni a disposizione.

Una sentenza del Tribunale di Bari del 2019 specifica che: ““verrebbe meno una risorsa all’interno del normale ciclo produttivo, che rende necessaria una differente organizzazione del lavoro all’interno dell’azienda”. Tale comportamento, che minerebbe, ovviamente, la fiducia del datore di lavoro nei confronti del suo dipendente, potrebbe condurre ad un licenziamento per giusta causa.

Licenziamento che non si verificherebbe in tronco, ma con un procedimento disciplinare col quale il lavoratore avrebbe modo di spiegare le sue ragioni e fornire le relative giustificazioni. Occorre inoltre tenere a mente che, commettendo tale abuso, ovvero beneficiando di un diritto senza adempiere ai conseguenti doveri richiesti, il lavoratore potrebbe essere accusato anche di truffa aggravata nei confronti dello Stato. Ciò, ovviamente, in base ai casi e alla gravità dell’abuso e della relativa condotta.