Comprare casa, un sogno che diventa realtà o un incubo che terrorizza? Aggiornamenti in materia, come essere in regola senza commettere guai.
Soltanto il fatto di compiere un passo del genere, comprare casa, appare impossibile nei tempi di oggi. Se poi si aggiunge che stanno per arrivare dei limiti che sono per giunta costosi, ecco che di errori sembra averne già compiuti abbastanza. Ovviamente, si parla di chi ha messo da parte con il proprio duro lavoro, un totale di risparmi non indifferente, ma che con il costo della vita di oggi, appare di portata irrisoria. Non bisogna temere il peggio, ma capire come gestire al meglio la propria situazione e non rendere vani tutti gli sforzi posti in essere. Cosa sapere e come agire senza commettere guai.
Comprare casa o starsene buoni buoni fermi? E’ questo il dilemma più dibattuto del momento, specie se in arrivo ci sono delle news dell’ambito immobiliare che non piacciono proprio a tutti. Bisogna pagare qualcosa in più, oppure è una condizione che vale solo per alcuni? Facendo un piccolo riassunto del caso, è bene ricordare che quando si acquista un’abitazione e poi si decide di fare degli investimenti che appaiono proficui, non c’è mai fretta.
Nonostante il tempo della vita appaia sempre più accelerato, non è questo il momento per porre in essere dei “colpi di testa” di cui ci si potrà pentire nel futuro prossimo più vicino. Specie se si è nella condizione che si sta per analizzare. Infatti, è proprio dal 2024 che entrano in gioco le novità, in una maniera così improvvisa, che molti contribuenti già fanno fatica a sostenere i costi. Ecco chi si trova in questa situazione e come può uscirne fuori senza commettere errori madornali.
Comprare casa, guida anti-guai: cosa fare e cosa non fare!
Una soluzione tempestiva che contiene i guai del comprare casa? Non ci sono ricette assolutamente infallibili, ma imparare qualche termine e mossa in materia di investimento, è forse il gesto migliore da attuare. Entra in gioco la plusvalenza del valore, di cosa si tratta? E’ una parola che fa già paura soltanto a leggerla, ma la cui importanza è di portata essenziale. Inasprimento fiscale in arrivo per questa categoria di immobili. Con questa guida ci si può rendere conto se si fa parte del caso, oppure no. Soprattutto si comprende come affrontare la stangata in arrivo.
Se l’obiettivo è fare un investimento vantaggioso quando si acquista un immobile, poiché lo scopo è rivenderlo, allora bisogna stare molto attenti alla plusvalenza del valore. Questo bruttissimo termine entra in gioco nel momento in cui si fa riferimento alle seconde case ristrutturate con bonus e superbonus. Appunto, il fisco che ha favorito la manovra, richiede una parte indietro, quella che gli spetta di diritto, e ammonta a circa il 26% di tassazione per chi decide di comprare e vendere casa come un abile giocatore del Monopoli.
Al di là dell’ironia sul gioco da tavola, però è proprio questa la situazione alla quale si incorre. La Plusvalenza del valore è il guadagno che si ottiene dalla vendita della seconda casa acquistata, perché nel tempo potrebbero subentrare variazioni che ne determinano la crescita del “valore”. Appunto, magari è sita in una zona che viene rivalutata perché può esser diventata un polo lavorativo attrattivo. Lo Stato considera il guadagno in più del cittadino “monopoliano”, come un reddito a parte, il quale va tassato in maniera opportuna rispetto il caso.
Come si calcola? Basta fare una differenza tra la vendita dell’immobile e l’acquisto di quest’ultimo. La tassazione poi è applicata al netto delle spese, quindi occorre fare un’altra sottrazione al valore ottenuto dalla precedente operazione. Si tolgono le tasse pagate per l’acquisto della casa, l’onorario del notaio, e spese di natura extra-ordinaria, che non ci sono sempre, ma comunque se ci sono hanno il loro peso.
Il pagamento della tassa è del 26% oppure si può procedere con le quote IRPEF, cioè tassazione ordinaria. Ma l’imposta potrebbe essere ridotta? C’è un modo per gestirla, bisognerebbe analizzare il reddito totale. Infatti, se si procede con il secondo metodo, la tassazione può variare in relazione a quest’ultimo dal 23% al 43%. Quindi, occorre fare ciò che conviene al caso proprio. Ad esempio, se si ha un plusvalore di 10 mila euro su un guadagno di 50 mila euro, la tassazione è al 43%, quindi conviene attuare il 26%. Ma se il guadagno è di 20 mila euro, allora conviene l’Irpef che tasserebbe al 23%.