Bonus in busta paga per i dipendenti: ecco perché in alcuni casi è una ‘trappola’ abbastanza ingannevole: meglio informarsi
La Legge di bilancio 2025 non convince. La situazione economica italiana è preoccupante e i pochi fondi da poter investire si aggirano sui circa 20miliardi che ovviamente non basteranno ad ‘accontentare’ tutti. Al momento si sta scrivendo la bozza ma già abbiamo qualche indiscrezione in merito a quelle che saranno le scelte da confermare.
La maggior parte dei bonus verrà eliminata, e si andranno invece a sostenere spese per famiglie sulla soglia della povertà. Per quanto riguarda i lavoratori, la situazione non gioverà molto, ma a quanto pare, almeno per il momento, il Governo ha scelto di inserire anche quest’anno in manovra il taglio del cuneo fiscale per i dipendenti e i tre scaglioni irpef per i liberi professionisti, così come verrà prorogato l’aumento sulle pensioni minime (anche se resta da capire a quanto ammonterà).
Per quanto riguarda il bonus sui tagli delle tasse in busta paga, c’è da sottolineare che se per certi versi può essere un’agevolazione per il lavoratore perché si ritrova una maggiorazione mensile sullo stipendio, ma secondo gli analisti si tratterebbe di una vera e propria ‘trappola’ in quanto scoraggerebbe i lavoratori e i nuovi accordi contrattuali. Vediamo perché.
Bonus del taglio sul cuneo fiscale in busta paga: una ‘trappola’ per lavoratori?
Se da un lato il taglio del cuneo ha contribuito a redistribuire il prelievo fiscale e contributivo, avvantaggiando i titolari di redditi più bassi, dall’altro ha introdotto un meccanismo che può diventare una vera e propria trappola per lavoratori. Il meccanismo per fasce di reddito e non per scaglioni secondo gli analisti, in fin dei conti finisce con il creare distorsioni anche sul mercato del lavoro.
A evidenziare il problema è stato anche l’Ufficio Parlamentare di Bilancio nel “Rapporto sulla politica di bilancio” presentato alla Camera il 19 giugno 2024. ‘La trappola della povertà’ così chiamata la riforma sul cuneo fiscale. Un aumento di un solo euro del reddito determina una diminuzione dello sconto e quindi del reddito disponibile.
Si parla di 150 euro se si superano i 25mila euro lordi e di 1100 euro superati i 35mila euro lordi. In sostanza si creerebbe un ‘disincentivo’ al lavoro, come per dire, lavora di meno che guadagni di più. Tutto ciò potrebbe creare un effetto boomerang imbarazzante, perché le agevolazioni in busta paga finiranno per ricadere sulle politiche aziendali che si terranno entro un range per non far diminuire ‘l’effetto’ del bonus concesso.