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Economia

Pensioni, arriva lo scivolo per uscire fino a 7 anni prima: guida pratica

Andare in pensione con 7 anni di anticipo: è possibile grazie a questo scivolo, di che si tratta e come funziona.

Un traguardo che sembra lontanissimo, un obbiettivo per molti, il motivo di tanti sacrifici e duro lavoro: parliamo, ovviamente, della pensione. Arrivare al pensionamento, oggi, nel nostro paese, sembra quasi una “missione impossibile”, soprattutto volendo tener conto di tutti i requisiti, anagrafici, fiscali e simili relativi. Eppure, esistono diversi “scivoli” che possono dare una mano e uno, in particolare, consente l’uscita dal mondo del lavoro con ben 7 anni di anticipo. Come funziona e a chi è destinato? Ecco cosa sapere.

In pensione fino a 7 anni prima: cosa sapere (consumatore.com)

Quando si parla di pensione anticipata sono in molti a storcere il naso e comprendere il motivo non è difficile: talvolta, infatti, questa scelta non si rivela sempre vantaggiosa. Ovviamente, la situazione economica e finanziaria di ognuno è soggettiva, dunque ogni interessato è tenuto a valutare in modo unico e personale se tale possibilità sia conveniente o meno. Andiamo ad analizzare, nel dettaglio, uno di questi famosi “scivoli”.

Uscire fino a 7 anni prima: pensioni, lo scivolo di cui pochi sanno

Si chiama “isopensione” ed è uno strumento pensato per i lavoratori dipendenti e per i datori di lavoro con più di 15 dipendenti. Laddove, infatti, vi sia un’eccedenza di personale, un esubero, i datori in questione possono stipulare accordi con le organizzazioni sindacali al fine di favorire “l’esodo” dei lavoratori più anziani. Ma a chi è rivolto tale “scivolo” e come funziona, quali sono i requisiti?

Ebbene, con la Legge di Bilancio 2018 la possibilità è stata estesa a quei lavoratori che, entro massimo 7 anni dalla data di cessazione del lavoro, maturano i requisiti minimi contributivi e anagrafici per il diritto alla pensione, sia essa di vecchiaia o anticipata. Il datore di lavoro, laddove vi sia un esubero di dipendenti, può “accompagnare” tali dipendenti verso la pensione. In che modo?

Come funziona lo scivolo e a chi è rivolto (consumatore.com)

L’azienda in questione sottoscrive un accordo di esodo con i sindacati in via preventiva e lo deposita presso l’INPS, nel quale sono indicati la situazione di eccedenza, il numero dei lavoratori risultanti in esubero e il termine entro il quale “l’esodo” deve avere conclusione. Al contempo, presenta una fideiussione bancaria a garanzia dell’onere che riguarda il pagamento degli assegni ai dipendenti. 

I lavoratori interessati possono liberamente decidere se aderire o meno a tale “accordo”. Accordo che diventa ufficiale dopo la validazione dell’INPS. Sarà proprio l’INPS, infatti, chiamata a versare mensilmente la prestazione, oltre che ad effettuare le relative ritenute erariali. Il datore, infatti, trasferirà all’INPS quanto necessario per il pagamento agli ex dipendenti durante il periodo di esodo. In caso di insolvenza del datore, subentra, ovviamente, la fideiussione.

Tutto sullo scivolo: a chi è rivolto e come funziona (consumatore.com)

In merito alla cifra corrisposta durante il periodo di “esodo”, essa viene calcolata come la pensione spettante alla data di cessazione del lavoro ed erogata in 13 mensilità anticipate a partire dal mese successivo della stessa. Da tale importo, però, sono escluse diverse voci, quali possono essere i trattamenti famiglia o le trattenute per il pagamento di oneri. Inoltre, tale assegno non è reversibile, dunque in caso di morte del beneficiario, ai famigliari si liquida la pensione indiretta.

Tale “scivolo”, dunque, può avere senza dubbio vantaggi e svantaggi da considerare, ma si tratta sicuramente di un aiuto tanto per le aziende tanto per i lavoratori in situazioni specifiche e complesse.

Pubblicato da
Angelica G.