Nel caso di pensione di reversibilità e figli ancora in casa, la legge è chiara in merito al da farsi: l’Inps chiarisce tutto
La pensione di reversibilità è una forma di aiuto pensionistico dedicata ai famigliari superstiti di un soggetto, lavoratore o pensionato, che ha perso la vita. A riconoscere questo sostegno è l’INPS stesso e tale aiuto si configura in due soluzioni distinte: nel caso in cui il defunto lavorasse ancora si parla di pensione indiretta, mentre nel caso in cui fosse già un pensionato allora si parla di pensione di reversibilità.
La pensione di reversibilità, quindi, al momento della morte del pensionato o della pensionata spetta di diritto al coniuge e ai figli. Per quanto riguarda il coniuge divorziato, questi ne ha diritto se e solo se è titolare dell’assegno divorzile, se dopo il divorzio non ha contratto di nuovo matrimonio e se il defunto si è iscritto all’INPS in una data precedente a quella del divorzio. Per quanto riguarda i figli, invece, il tema si complica ulteriormente.
Pensione di reversibilità e figli invalidi
Non tutti i figli di un pensionato deceduto hanno diritto alla reversibilità in modo indistinto. Possono ricevere questo aiuto economico, infatti, quelli che alla data della morte del genitore erano ancora minorenni, quelli inabili al lavoro e a carico di madre e padre al momento del decesso indipendente dall’età e quelli maggiorenni che studiano, quindi non lavorano, sono a carico dei genitori e hanno meno di 26 anni. L’unica eccezione che consente di ricevere la pensione di reversibilità dopo i 26 anni, se si è figli di un pensionato deceduto, è quindi quella dell’invalidità.
Secondo la definizione dell’Inps, si ritiene inabile una persona che, per difetto fisico, mentale o per un’infermità è in una condizione di permanente e assoluta impossibilità a svolgere qualsiasi tipo di lavoro e che, di conseguenza, non può procurarsi un reddito. Sono escluse dal discorso, però, le attività lavorative con finalità terapeutiche, che possono essere svolte e non inficiano la pensione di reversibilità.
Nel caso di pensione di reversibilità, quindi, l’importo che arriva a coniuge e figli superstiti dipende da quanto prendeva il pensionato al momento del decesso. Si devono poi applicare delle percentuali: se lascia solo il coniuge questi prende il 60% della pensione; se lascia solo un figlio, si sale al 70%; se lascia coniuge e figlio o due figli senza coniuge si arriva all’80% e si raggiunge il 100% nel caso in cui il pensionato lasci coniuge e due o più figli, oppure tre figli.
Nel caso in cui, però, il figlio invalido svolga un’attività lavorativa, l’importo della pensione di reversibilità si riduce del 25% nel caso in cui il reddito superi di tre volte il trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti. La percentuale di riduzione sale al 40% se il reddito supera tale trattamento minimo di quattro volte e infine sale al 50% se lo supera più di cinque volte.