Andare in pensione a meno di 60 anni è possibile. Chi ha problemi di salute può ritirarsi dai 51 ai 56 anni: requisiti e importi
Dopo tanti anni trascorsi sul luogo di lavoro, andare in pensione è un diritto ed un sogno di tutti. Per quanto si possa amare la propria attività professionale, infatti, è altrettanto piacevole tornare ad essere padroni del proprio tempo e quindi potersi finalmente godere le proprie passioni, i propri amici e la propria famiglia appieno, senza limiti o incombenze. Alcune persone, possono accedere alla pensione molto prima di altre: i requisiti richiesti sono stringenti.
Oggi come oggi, per ottenere la pensione di vecchiaia si deve aver compiuto almeno 70 anni. Di fatto, però, fortunatamente ci sono molti modi per andare in pensione prima: ne è un esempio l’Opzione Donna, tra le altre, oppure i vari Fondi ai quali si affidano le aziende private per rinnovare il proprio personale e mandare in pre-pensionamento i più vecchi. Un’altra opzione è quella di cui vi parliamo oggi, che però riguarda solo chi ha problemi di salute.
Sebbene possa sembrare assurdo, è tutto vero: chi ha una determinata invalidità, infatti, può accedere alla pensione di vecchiaia, in deroga, se ha maturato 20 anni di contributi e se ha un’età compresa tra i 51 e i 56 anni. Si chiama proprio “pensione di vecchiaia anticipata per i lavoratori invalidi” e, rispetto ad altre misure per la pensione, i requisiti anagrafici per accedervi sono rimasti invariati per molti anni: le donne devono avere 56 anni e gli uomini 61.
In alcuni casi, inoltre, sono sufficienti anche meno anni. La pensione di vecchiaia anticipata, infatti, per invalidi non vedenti è ridotta a 56 anni per gli uomini e a 51 anni per le donne, sempre se e solo se sono stati maturati 20 anni di contributi. Nel caso in cui, però, si benefici di anche solo una delle tre deroghe della Legge Amato 1992, allora i 20 anni di contributi necessari si riducono a 15.
Queste tre deroghe sono le seguenti:
A poter beneficiare di questa pensione anticipata, infine, sono i lavoratori con un’invalidità di almeno 80% e i non vedenti, se e solo se lavorano nel settore privato.