Ultima ora, assegni differenziati per le pensioni in base alla Regione. C’è chi gioisce, e chi… vuole tornare a lavorare anziché percepirla!
Notizia scioccante per i lavoratori che si accingono ad entrare del magico, ma caotico, mondo delle pensioni. Che si tratti di un tema scottante in Italia, è già noto, ma che in base alla Regione ci fossero degli assegni differenziati è assurdo. L’ultimo cambiamento ha destato il malcontento di chi si è visto delle modifiche che per niente giovano alla sua condizione. Anche se in tutto questo trambusto, c’è stato chi ha inneggiato il valore della misura. Cosa cambia, ma soprattutto per chi ci sono vantaggi?
Le differenziazioni che creano discriminazioni non piacciono, ma se c’è qualcosa che si può comprendere è che l’andamento delle pensioni è fortemente condizionato da quello di altri elementi e dinamiche economico-sociali. In primis, è proprio il tasso di inflazione a condizionare fortemente il sistema. A questo poi si aggiunge un calcolo di contributi che non sempre favorisce i lavoratori. Cosa rende vantaggiose le novità per qualcuno e per altri no?
Quando si mette mano al portafoglio dei contribuenti, sono guai. Anche perché con una crisi del genere, arrivare a fine mese diventa impossibile anche per chi ottiene una buona pensione. Di norma, si tratta di 1300 euro, ma c’è chi riesce a percepire anche di più. Se si è nelle condizioni per avere lo stesso trattamento, bisogna correre ai ripari.
L’aspetto che più fa storcere il naso è che non si ha un solo tipo di discriminazione. Cioè si parla di quelle economica e sociale, ma nello specifico ce ne sono di “trasversali e silenti” che danneggiano i cittadini. Si tratta di quella di genere che affligge il mondo femminile. Anni di battaglie che sono servite alla rivalsa delle donne, ma che tutt’oggi però si rivelano solo piccole vittorie davanti alla tossicità tutta al maschile. Quello che molti disconoscono è che si tratta di un sistema che svantaggia tutti, uomini compresi. Assegni differenziati Regione per Regione? Come gestire al meglio il tema pensioni senza subirne troppe ripercussioni.
Come già accennato, il trattamento pensionistico medio si aggira intorno ai 1300 euro, ma ci sono Regioni come il Friuli Venezia Giulia che riescono a far percepire ai propri cittadini delle cifre maggiori. Come se non bastasse, la stessa area ha un altro primato, quello di differenziare fortemente gli assegni non sono rispetto le altre parti d’Italia, ma in relazione al divario di genere. Con i dati alla mano è possibile comprendere come la gestione INPS confermi al 100% queste condizioni.
Gli uomini del luogo riescono ad ottenere fino a 1600 euro di pensioni. Molto di più rispetto la media nazionale di 1300 euro. Ma si tratta di un trattamento ancora più privilegiato, e questo avviene anche per la media nazionale, rispetto a quanto percepiscono le donne del luogo. Infatti, le loro pensioni hanno assegni molto differenziati poiché raggiugono a stento i 1102 euro. Un gap che riflette non solo le retribuzioni, ma le stesse possibilità di carriera.
E rispetto al resto del Paese? Riescono a fronteggiare questi calcoli solo il Lazio, la Lombardia e il Trentino-Alto Adige che sono nelle condizioni di poter superare i 1400 euro. Questo è dato da una disparità sociale frutto della storia. Se nelle aree più industrializzate si percepiscono pensioni più alte, è chiaro che in quelle meno, tutte le aree del Meridione, non possono che essere sempre nella condizione di netto svantaggio.
La diminuzione delle nascite rende chiare le previsioni future: l’Italia invecchierà sempre di più. Quindi, il tema pensioni va affrontato con la massima priorità, anche se questo significa mettere a rischio l’intero sistema previdenziale per cui lo Stato non ha le giuste risorse per attuare alcuna riforma.