Occhio a questi errori sulla legittima al momento della divisione dell’eredità: il consiglio dei notai per non farsi imbrogliare.
Un’eredità può, purtroppo, essere talvolta motivo di dispute all’interno di una famiglia, soprattutto laddove il patrimonio sia cospicuo. Per evitare che ciò accada e non correre il rischio di percepire meno di quanto spetterebbe di diritto, occorre avere un’idea definita di come funzioni tale procedura e di quali elementi vanno considerati. Attenzione, allora, alla legittima: ecco il consiglio dei notai per non farsi imbrogliare dai parenti.
Come anticipato, nel contesto ereditario sono molteplici gli elementi da prendere in considerazione e analizzare. Così come bisogna tenere conto della presenza o meno di un testamento. Cerchiamo, quindi, di fare chiarezza in merito e di comprendere come rendersi conto, nell’eventualità, di aver ottenuto meno di quanto spettante dalla propria legittima.
Legittima e divisione dell’eredità: a cosa fare attenzione per non farsi imbrogliare
Iniziamo col chiarire il significato di “quota di legittima”. Questa corrisponde a quella porzione di eredità che, per legge, spetta di diritto a determinati soggetti, quali coniuge e/o figli. Tale quota non può essere alterata né è possibile privarne qualcuno. Laddove, però, vi sia un testamento, l’eredità potrebbe essere suddivisa in modo differente, perché bisognerà considerare anche la quota disponibile, ovvero quella che il de cuius può decidere di lasciare a chiunque.
Ancora, bisogna considerare quelle che sono eventuali donazioni che l’interessato potrebbe aver fatto, in vita, se queste vanno, in qualche modo, ad intaccare la legittima degli eredi. Come fare, dunque, a comprendere se ciò è avvenuto e come tutelarsi nel caso? Vediamo, allora, come si calcola la quota di legittima.
Per avere contezza di quanto, effettivamente, ci spetta di legittima, bisogna ricavare matematicamente la “massa fittizia”. Ovvero sommare il valore di tutti i beni del de cuius al momento della morte, quello che viene chiamato “relictum”. Da quest’ultimo occorre, poi, scalare eventuali debiti ereditari. Alla somma così ottenuta si aggiungeranno il valore delle donazioni fatte in vita dall’interessato. Attenzione: il valore dei beni da stimare e delle donazioni dovrà essere quello corrispondente al momento della morte e non antecedente.
Tenendo ora conto del fatto che agli eredi legittimi spetta, per legge, una quota (la legittima) pari ad un terzo, basterà calcolare, sul totale ottenuto, a quanto corrisponde un terzo. Laddove, dunque, la cifra da noi ricevuta fosse inferiore a causa di donazioni o simili in favore di altri, ecco che possiamo recuperare quanto ci spetta richiedendo il dovuto “in riduzione” a chi ha beneficiato di tali donazioni.