Altro che conquiste di genere, qui si cade nella preistoria più violenta: stipendi tagliati alle donne in maniera ingiusta, è assurdo!
Discriminazioni di genere finite? Le donne sono vittime di soprusi perpetrati da una mascolinità tossica presente sin dagli albori della storia conosciuta, ma “oggi le cose sono cambiate”. Molti affermano ciò, e ribadiscono che è assurdo parlare di discriminazioni ai tempi correnti, perché la categoria in Occidente e in Italia , è ormai emancipata sotto tutti i punti di vista. Il punto è che alle volte alcune violenze sono potenti perché silenti. Una donna percepisce una retribuzione più bassa rispetto ad un uomo, con tanto di una minor possibilità di carriera a causa del fatto che “potrebbe sempre fare dei figli”. Con le ultime novità, non c’è fine al peggio.
La lista delle discriminazioni è infinita quando si tratta per le donne: gli stipendi sono già minori rispetto a quelli dei colleghi, ma adesso si riducono ancora di più! Non conviene far parte del genere femminile, e non solo di questi tempi, ma da sempre. Se si pensa soltanto che un diritto come quello di voto è possibile solo dal 1945 nel post seconda guerra mondiale, la situazione non sembra così estranea dati gli eventi che si esauriscono attualmente.
Non c’è mai pace, soprattutto appare proprio che lo spazio per l’eguaglianza di genere sia sempre ostacolato dagli uomini. La nuova gestione delle risorse femminili è tagliata da una questione che ha in sé dell’assurdo. Di quali stipendi si tratta? Questo provvedimento è valido per tutte le donna a prescindere?
Novità shock sugli stipendi tagliati alle donne: come difendersi
Non sono tutte le donne a subire le conseguenze negative del provvedimento, ma è qui che la questione assume caratteristiche proprie. Se c’è una categoria sociale che riesce a fare gruppo, è proprio quella delle donne che quando vedono una discriminazione di un’altra, non guardano i propri interessi, ma cercano di agire per aiutare la prossima come sé stessa. In questa situazione così paradossale, si uniscono ancora e denunciano una gestione che propone stipendi tagliati e poche garanzie.
Lo sconto INPS sul bonus mamma non conviene affatto alle donne lavoratrici. Lo dimostra la scarsa percentuale di donne, circa il 40%, che ne ha fatto richiesta. Si tratta di una piccola parte del genere femminile in Italia. Solo poche facenti parte della categoria dipendente a tempo indeterminato ha adottato questo sistema che prevede una decontribuzione che aumenta l’imponibile. È un esonero integrale che ammonta fino a 3 mila euro dell’importo massimo con lo sgravio INPS.
In busta paga la somma in questione ammonta a 250 euro, ma comunque sono poche le garanzie, perché la decontribuzione rischia di far lievitare copiosamente l’IRPEF. Un esempio concreto può far comprendere di cosa si sta parlando. Se una donna accetta questo sistema, trovandosi nella cifra di circa 15 mila euro, può perdere il trattamento integrativo che potrebbe salire fino a 1200 euro annui. Il bonus è viziato di incompatibilità con il cuneo fiscale, e la stessa decontribuzione non è valida per le lavoratrici domestiche.
Tra i requisiti per ottenerlo ci vogliono almeno due figli, con il più grande di non più di 10 anni, o con tre se uno è minore tra il 2024 e il 2026, o nel solo 2024 se si rispetta condizioni esplicate. La misura non è un’automatica, la donna interessata deve fare domanda all’INPS, nella sezione Utility Esonero Lavoratrici Madri. Bisogna indicare i dati dei figli e con i codici fiscali.