Occhio allo stipendio, è importante far valere il diritto agli arretrati, ma c’è un problema… cadono in prescrizione facilmente!
Cadere in prescrizione significa perdere la validità di agire in favore di un proprio diritto. Ma cosa succede in relazione alla retribuzione? Quanto sono estesi i termini per gli arretrati? Lo stipendio è una cosa seria, soprattutto bisogna sapere intervenire in queste situazioni, poiché in molti casi i redditi da percepire sono perduti. È davvero così assurda la situazione? Ebbene, si tratta di eventi di natura non con così tanto straordinaria nel verificarsi. Il paradosso ricade proprio nel fatto di vederli ripresentarsi con una certa continuità nella stragrande maggioranza dei casi che vedono come protagonisti comuni lavoratori dipendenti.
Innanzitutto, bisogna evidenziare proprio questo dato preoccupante, cioè quello inerente il fatto che ci sono molte più possibilità di perdere gli arretrati nello stipendio che dovrebbero essere percepiti per diritto dai lavoratori dipendenti. Quindi, non si tratta di una soluzione che vede come protagonisti delle figure instabili nel mondo del lavoro, ma di chi percepisce con continuità lo stipendio. Una situazione insospettabile, ma che ogni tanto deve diventare tale perché il dubbio permette di vigilare meglio sulle cose. E quando quest’ultimo sorge in relazione ad un pagamento mancato, allora va indagato.
Questa è la prima regola che dovrebbe valere a prescindere per qualsiasi lavoratore, e che forse solo i più anziani sanno attuare al meglio grazie all’esperienza accumulata negli anni. Cosa dice la normativa? Perché è possibile indagare su dei casi specifici che fungono da miglior esempio possibile nella quotidianità.
E se l’azienda è in uno stato di crisi, e il datore di lavoro ha solo posticipato il pagamento? In questo caso, può il lavoratore dipendente far valere il diritto agli arretrati? Attenzione alla prescrizione, perché quasi nessuno lo sa, ma ci sono dei rigidi tempi da rispettare. Ci vuole na necessaria attenzione, altrimenti si rischia di cadere in errore e non si può più pretendere nulla. Quando, come e a chi rivolgersi per tutelare il proprio sacrosanto diritto?
È lecito e legale avanzare pretese nel momento in cui è stato registrato un aumento di stipendio, ma che nel concreto poi non è stato percepito. Segue poi la condizione in cui ci sono errori di calcolo presenti in busta paga, ad esempio quelli inerenti gli “scatti di anzianità”, se non considerati. Ancora ci potrebbe essere la situazione in cui il datore di lavoro non ha voluto consapevolmente, contare condizioni specifiche come l’indennità. Queste sono le spiacevoli condizioni che può vivere un lavoratore dipendente, e per cui deve assolutamente intervenire per tutelarsi.
Come agire? L’iter è disciplinato e tutelato dalla normativa vigente. Per prima cosa chiedere direttamente al datore di lavoro delle spiegazioni, documentare visibilmente di aver fatto ciò, perché se poi il superiore fa “orecchie da mercante” e continua a non pagare, si prosegue per via di un legale. In questo modo l’avvocato che dovrà redigere la lettera per richiedere i pagamenti dovuti, avrà di base tutte le prove che servono per contrastare il datore di lavoro che non paga gli arretrati. Fondamentale è la lettera che intima al pagamento. Se quest’ultimo avviene, allora la situazione si risolve. Altrimenti, si passa a discutere la questione in Tribunale.
Quali sono i tempi da rispettare? Gli arretrati cadono in prescrizione dopo 5 anni, quindi bisogna agire entro questa scadenza. Questo secondo quanto disciplinato dal Codice Civile, che afferma il pagamento delle somme non versate in cinque anni dal giorno in cui era dovuto il pagamento.