Cartelle esattoriali, ci sono dei casi in cui si può procedere per annullarle. Ecco i contesti e come agire.
Quando arriva a casa una cartella esattoriale, la preoccupazione sale. Questo perché si sa che si sta per conoscere l’importo che si andrà a pagare, in base al debito contratto con il Fisco.
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Purtroppo, può succedere che la propria situazione economica non sia florida in quel momento, e che quindi si fatichi a pagare i debiti. Può accadere che si perda il lavoro, che è poi la causa più frequente del non poter pagare cose, oppure possono esserci altre ragioni.
Tra le soluzioni che si possono adottare per evitare di finire nei guai, c’è di sicuro quella di pagare il dovuto. Questo è possibile farlo in unica soluzione, se ci sono i presupposti economici per farlo, oppure saldare il debito a rate. Con la rateazione ordinaria si può chiedere di pagare tutto in 72 rate, con importi di poco più di 50 euro al mese. Nei prossimi anni, probabilmente, le rate potrebbero anche prolungarsi a 120.
In alcuni casi, le cartelle esattoriali possono essere annullate, ma ci sono dei criteri da seguire.
Cartelle esattoriali, in questi casi possono essere cancellate
Forse non tutti lo sanno, ma ci sono dei contesti in cui è possibile procedere con l’annullamento delle cartelle esattoriali.
Può succedere, infatti, che si riceva una cartella esattoriale per un importo che in realtà non è dovuto. In questi casi, si può fare richiesta di sgravio. Certe volte, i cittadini si vedono arrivare cartelle con debiti inesistenti e a quel punto è importante intervenire per far annullare il debito.
Ci sono tre soluzioni di fronte a una richiesta di pagamento di questo genere. La prima è fare istanza per sgravio cartella in autotutela, la seconda fare richiesta per sospendere la cartella e infine, andare dal giudice.
Nel primo caso, bisogna presentare richiesta di sgravio all’ente pubblico creditore, che può essere Comune o INPS, ecc. Se l’ente ammette l’errore, si procederà con l’annullamento. Nel secondo contesto, invece, si può chiedere di sospendere la cartella all’Agenzia delle Entrate. La richiesta deve essere inviata entro 60 giorni da quando è avvenuta la notifica della cartella. Questa soluzione può essere adottata se il versamento del tributo è stato già eseguito; se l’ente creditore ha accettato la richiesta di sgravio; se una sentenza ha annullato la cartella o se è andata in prescrizione o decaduta.
L’ultima modalità di annullamento consiste nel rivolgersi a un giudice. Se la sentenza sarà a favore del contribuente, il tributo sarà revocato.